Le gengive che si ritirano sono uno dei timori più comuni tra i pazienti, perché il bordo gengivale che arretra scopre gradualmente la radice del dente e il sorriso sembra “accorciarsi”. Presso lo Studio Dentistico Smile Center di Verona, questo problema viene affrontato con un approccio empatico e scientifico: si parte dalla comprensione delle cause, si individuano i fattori che la mantengono e si costruisce un piano di cura personalizzato, con l’obiettivo di proteggere denti e gengive nel tempo. Capire che cosa accade davvero sotto la linea rosa del sorriso aiuta a ridurre l’ansia e a fare scelte consapevoli, evitando soluzioni fai da te che rischiano di peggiorare la situazione.

Gengive che si ritirano: cosa significa davvero
La recessione gengivale è lo spostamento del margine delle gengive verso l’apice del dente, con conseguente esposizione della radice. Non si tratta solo di un aspetto estetico: il cemento radicolare è più delicato dello smalto e può andare incontro più facilmente a usura, carie radicolari e sensibilità al freddo o al caldo. Nelle fasi iniziali spesso non fa male, quindi può passare inosservata fino a quando non compaiono “denti più lunghi”, colletti scoperti o piccoli spazi neri tra i denti.
Che cosa succede nei tessuti? Le gengive e l’osso che circondano i denti formano il parodonto. Quando la gengiva si ritira può essere il segnale di un’infiammazione cronica (gengivite o parodontite) oppure il risultato di traumi meccanici ripetuti (spazzolamento troppo energico, setole dure, tecniche scorrette). In altri casi incidono la posizione del dente (malocclusioni, affollamenti), frenuli “tirati”, abitudini parafunzionali come il serramento o il bruxismo, e fattori generali come fumo e scarsa igiene.
È importante sottolineare che non tutte le recessioni sono uguali: alcune sono stabili per anni, altre progrediscono lentamente. La differenza la fa la diagnosi, che consente di individuare il “perché” e di scegliere la terapia più adatta caso per caso.
Perché si ritirano le gengive: cause vere, miti da sfatare
Capire perché si ritirano le gengive significa distinguere tra cause infiammatorie e traumatiche.
Tra le cause più frequenti troviamo:
- Infiammazione cronica: placca e tartaro innescano gengivite che, se trascurata, può evolvere in parodontite con perdita di supporto osseo.
- Spazzolamento aggressivo: movimenti orizzontali, setole troppo dure, pressione eccessiva.
- Malocclusioni: denti fuori asse sottopongono il margine gengivale a microtraumi.
- Frenuli o inserzioni muscolari: quando si inseriscono vicino al margine possono “tirare” la gengiva.
- Abitudini: fumo, piercing orali, bruxismo.
- Predisposizione: biotipo gengivale sottile, che tollera meno gli stress.
Miti comuni da evitare: gli sciacqui “fatti in casa” con sostanze aggressive non risolvono l’infiammazione e possono irritare ulteriormente i tessuti; gli spazzolini duri non “pulisono meglio”, spesso graffiano; spazzolare poco per paura del sanguinamento peggiora il problema, perché il sangue indica infiammazione e necessita di igiene più corretta, non di rinuncia allo spazzolamento.
Nel percorso clinico, lo Studio Dentistico Smile Center valuta la combinazione dei fattori in gioco: è la somma delle piccole cose che, messe a posto una per una, permette di stabilizzare il quadro e di proteggere il sorriso.
Come si riconoscono e si diagnosticano: sintomi, visite e test
Riconoscere le gengive che si ritirano non sempre è immediato. Segnali utili sono sensibilità al freddo, denti visibilmente più lunghi, piccoli spazi scuri tra i denti, sanguinamento durante lo spazzolamento, alitosi ricorrente. La diagnosi clinica si basa su una visita accurata con misurazione delle tasche gengivali, valutazione del biotipo (spessore della gengiva), controllo di placca e tartaro, analisi del trauma da spazzolamento, esame dei frenuli e dell’occlusione.
A seconda del quadro, possono essere indicati esami radiografici mirati per valutare il livello dell’osso di supporto. Queste informazioni permettono di distinguere tra recessioni isolate (per esempio su un canino sporgente) e quadri diffusi legati a parodontite. La diagnosi è il momento chiave per impostare una terapia efficace e realistica negli obiettivi: talvolta l’obiettivo è fermare la progressione e ridurre la sensibilità; in altri casi si può pianificare anche un recupero dell’estetica con procedure di chirurgia mucogengivale.
Evita l’autodiagnosi: creme, oli, collutori “miracolosi” non sostituiscono la visita. Una terapia efficace nasce sempre da misurazioni oggettive e da una mappa personalizzata dei fattori di rischio.
Come si curano: igiene professionale, abitudini a casa e terapie dedicate
La cura delle gengive che si ritirano parte dalla terapia causale, cioè dall’eliminazione dei fattori che mantengono l’infiammazione. L’igiene professionale regolare rimuove placca e tartaro sopra e sotto gengiva; a casa si lavora su tecnica, frequenza e strumenti corretti: spazzolino a setole morbide, movimenti delicati “dalla gengiva verso il dente”, scovolini calibrati negli spazi, filo dove indicato. Se il sanguinamento è presente, non si sospende l’igiene: si corregge la tecnica, perché il miglior collutorio resta un’igiene fatta bene e con costanza.
Quando la causa è un trauma meccanico, si rieduca la mano del paziente e si sostituiscono strumenti inappropriati. Se c’è una componente occlusale, si può considerare un bite notturno per ridurre serramento e bruxismo. Nei quadri associati a malposizioni dentali, un eventuale allineamento ortodontico può migliorare l’equilibrio dei tessuti gengivali e ridurre nuove recessioni.
Le recessioni con difetto di tessuto cheratinizzato o con sensibilità marcata possono beneficiare di procedure mucogengivali: innesti di tessuto connettivo o lembi di riposizionamento coronale, scelte in base all’anatomia del sito e agli obiettivi funzionali ed estetici. Queste procedure non sono “cosmetiche” nel senso superficiale del termine: mirano a ricreare condizioni di salute, spessore e stabilità della gengiva attorno al dente. È fondamentale valutare il caso con esami e fotografie, e spiegare al paziente cosa aspettarsi in termini di tempi e risultati.
Cosa fare (e cosa evitare) ogni giorno: igiene, alimentazione, stile di vita
La stabilità delle gengive è una maratona, non uno sprint. Alcune abitudini hanno un impatto diretto:
- Spazzolamento due volte al giorno con setole morbide e pressione leggera, preferendo movimenti verticali o rotatori.
- Scovolini selezionati in base alla dimensione degli spazi interdentali; il filo è utile dove lo spazio è stretto.
- Dieta equilibrata: un apporto adeguato di vitamine e proteine sostiene i tessuti; bevande molto acide o zuccherate, consumate spesso, favoriscono sensibilità e placca.
- Stop al fumo: il fumo è un nemico diretto delle gengive e riduce la risposta ai trattamenti.
- Controllo dello stress e del serramento: il bruxismo sovraccarica i colletti; un bite può essere indicato.
Cosa evitare? Spazzolini duri, paste abrasive, rimedi casalinghi aggressivi, digrignamento non controllato, piercing orali che traumatizzano i tessuti. Anche l’uso prolungato e autonomo di collutori non specifici non è consigliato: si usano solo quando indicati e per il tempo suggerito dal dentista.
Ricorda: la prevenzione non è un elenco di divieti, ma un insieme di piccole azioni ripetute con costanza. È così che si mantengono i risultati nel lungo periodo.
Si possono “far tornare su” le gengive? Cosa aspettarsi dai trattamenti
Una domanda frequente è se le gengive possano ricrescere. Il tessuto gengivale non “ricresce” spontaneamente sulle radici già scoperte; tuttavia, quando la causa viene eliminata e l’infiammazione controllata, la situazione può stabilizzarsi e la sensibilità ridursi in modo significativo. Nei casi indicati, la chirurgia mucogengivale consente di coprire parzialmente o totalmente la radice esposta, aumentare lo spessore dei tessuti e rendere la zona più resistente allo spazzolamento quotidiano.
Il risultato dipende da vari fattori: profondità e larghezza della recessione, presenza di gengiva aderente, morfologia della radice, igiene domiciliare, controllo dei traumi, eventuali malposizioni. È essenziale avere aspettative realistiche e condivise: il primo obiettivo è la salute, poi l’estetica. Quando le condizioni anatomiche lo permettono, si può ottenere un recupero molto soddisfacente anche sul piano del sorriso.
In questo percorso, la relazione di fiducia con il team clinico è decisiva: spiegazioni chiare, fotografie prima/dopo, istruzioni semplici e personalizzate rendono il paziente protagonista della propria salute orale.
Conclusione: gengive che si ritirano, come proteggere il tuo sorriso
Le gengive che si ritirano non sono una condanna, ma un segnale da ascoltare. Capire le cause, riconoscere i sintomi, fare una diagnosi accurata e adottare terapie mirate consente di fermarne la progressione, ridurre la sensibilità e, nei casi selezionati, recuperare tessuto e armonia del sorriso. Il percorso combina igiene professionale, buone abitudini domiciliari, correzione dei fattori traumatici e, quando indicato, procedure mucogengivali. Lo Studio Dentistico Smile Center accompagna ogni paziente con un piano su misura, spiegazioni semplici e controlli periodici per mantenere i risultati nel tempo.
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